18 novembre, 2006

Vivere di Trading - seconda parte

prosegue il ciclo di post del profste blog dedicati ad uno dei grandi dilemmi del mondo finanziario ossia se sia possibile o meno vivere dedicandosi esclusivamente al trading. il mio pensiero in merito è stato ampiamente espresso nel post precedente, dove con chiarezza e fermezza sconsiglio chiunque dall'intraprendere questa strada, ardua e piena di ostacoli e con un tasso di abbandono vicino al 100%.

uno dei motivi principali risiede nel fatto che il mestiere è nella realtà tutto il contrario di ciò che apparentemente sembra e vogliono farci credere.

ad esempio questo noto spot di una delle banche e intermediari online più famosi e diffusi riproduce gli stereotipi più sbagliati e fuorvianti che su questa professione si possano racchiudere in 30 secondi:



al di là dell'idea pubblicitaria che in se è carina e divertente, non immaginatevi la vita quotidiana del trader come quella descritta nel video. non è così!

nel mio caso credo che se solo avessi bisogno della pallina antistress sarei già diventato una statistica. perché questo mestiere richiede soprattutto equilibrio interiore e psicologico. una pace e una forza d'animo che una pallina antistress non potrà mai darti e che devi trovare da solo con un percorso che procede in parallelo con il progredire della conoscenza tecnica. si, perché una delle cose che ho capito è che il trading è al 90% psicologia e solo al 10% tecnica e conoscenza dei mercati, e non sono il solo a pensare questo. anche se può sembrare strano, una delle realtà più strabilianti del trading è esattamente questa.

mi aiuterò con un esempio. immaginiamo di decidere il segno delle nostre operazione (acquisto o vendita) in modo assolutamente casuale in modo che le probabilità di successo siano esattamente al 50%, noi potremmo uscire vincenti applicando una strategia simile se fossimo in grado di applicare in modo ferreo il management della posizione. in pratica, riuscendo a tagliare immediatamente le perdite e lasciando correre i profitti. ora il benchmarck, ossia il riferimento da cui partire e da battere, con ogni strategia di trading applicata è esattamente questo: riuscire a far meglio del mero caso. in pochi ci riescono, anche se moltissimi spendono ore a ricercare e studiare nuovi indicatori o strategie e via discorrendo. il motivo è psicologico, dato che sulla carta i trading system e i metodi discrezionali possono avere una probabilità di successo superiore. a volte basta un solo trade in perdita lasciato correre troppo a lungo per mangiare i profitti di decine di trade positivi e distruggere il lavoro fatto fino a quel momento, oltre a lasciare pesanti segni sull'atteggiamento psicologico del trader, che probabilmente si rifletteranno sui trade successivi. un altra problematica psicologica e riconducibile al money management che ha un impatto decisivo sui rendimenti di qualsiasi metodo si applichi è quella della dimensione dell'investimento, ossia la capacità di incrementare la stessa quando le probabilità a nostro favore sono massime ovvero di ridurla quando sono esigue.

come fare per arrivare a tutto ciò? e quindi avere una metodologia che riesca a fare meglio del caso (molti gestori di fondi comuni ad esempio non riescono a batterla, ma fanno peggio del mero caso, con la differenza che ci fanno pagare salate commissioni di gestione) e riuscire ad attuare la stessa con principi di money management basati su una gestione dei trade che affonda le proprie radici su solide basi psicologiche e mentali. ne parleremo nei prossimi post dedicati al tema, anche se vi renderete conto una volta di più di come tutto ciò sia davvero difficile, se non appunto impossibile, perché siamo umani.

di nuovo lasciate perdere gli esempi di performance strabilianti mostrati magari in tempo reale, come all'ultimo trading forum di rimini tenutosi a maggio e dove (quoto dal sito):"il tedesco Birger Shafermeier con 100 contratti Bund ha guadagnato 22.000 euro in un giorno. Il più veloce? L'inglese Praniel Ludwa si è portato a casa 600 euro in 28 secondi sempre sul Bund, ma con soli 4 contratti. E gli italiani? Uno per tutti: Giuseppe Torreggiani ha totalizzato 126 pt in due giorni (3.150 euro)". strabiliante vero? si, ma assolutamente irrilevante per quanto riguarda chi vuole fare del trading una professione. l'articolo citato non dice che queste performance da record stabilite in diretta e davanti ad una platea da fiera di paese e quindi senza neanche tutta quella concentrazione che sembrerebbe necessaria, sono state realizzate in giorni di mercato assolutamente favorevoli, poiché il forum coincise con il mini crollo che ha portato i mercati internazionali ai ribassi durati poi fino a tutto il mese di agosto. eventi simili sono l'eccezione e non la regola, poiché il mercato non tutti i giorni offre opportunità di guadagni così strabilianti e la capacità del trader è proprio quella di riuscire a produrre risultati in modo costante e consistente nel tempo. chi se ne frega se in 28 secondi "guadagni" 600 euro se poi non sei in grado di riprodurre questa performance ogni giorno!

non critico assolutamente coloro che hanno realizzato tali risultati, anzi mi complimento con loro, ma ancora una volta mi chiedo, che bisogno c'è di farlo davanti ad una platea. se io guadagno 22.000 euro in un giorno devo costringermi davvero ad andare a rimini davanti ad una platea a esibirmi in tempo reale? è probabile che ci siano altri motivi, come ad esempio il bisogno di raccogliere fondi per la propria società di gestione del risparmio, come nel caso di Birger Shafermeier ovvero reclamizzare il libro di imminente uscita come nel caso di Giuseppe Torreggiani, intitolato guarda caso "Torreggiani azzanna il dax" o i corsi tenuti dallo stesso.

eccoci ancora una volta quindi a parlare dell'unica verità che esiste in questo mondo: il successo è davvero soltanto destinato a quei pochi che vogliono il lavoro (non la gloria) e questo non l'ho detto io, ma richard wyckoff nel 1919. verità questa che risuona ancor più fortemente in un mondo come quello in cui viviamo oggi.

bene direte voi, ma solo di esempi negativi è costellato questo articolo? no. c'è una persona che è davvero poco conosciuta e sicuramente schiva che ha avuto un successo enorme in questi ultimi anni, ma che non si esibisce alle fiere del trading, non scrive libri e non vende corsi. si chiama paul rotter, soprannominato "il re dell'eurex" o ancora "the flipper". di lui esiste in circolazione pochissimo materiale tra cui un'intervista del gennaio 2005. lavorando praticamente sempre in incognito ha raggiunto una certa notorietà quando le sue strategie di trading, anche molto criticate, e la sua dimensione erano in grado di condizionare un mercato immenso come quello del bund, arrivando a mettere in crisi i gestori di fondi che sono stati tra i più grandi detrattori. da allora la vita di paul rotter è tornata nell'ombra e non è dato sapere se operi ancora e con quali metodi o su quali mercati. potrebbe anche aver smesso di fare trading, ma nel suo caso la ricchezza accumulata gli permetterà probabilmente di non doversi certo preoccupare delle bollette e dell'affitto. in ogni caso l'esempio di paul rotter serve proprio a dimostrare come quei pochi che davvero riescono in questo mestiere non hanno bisogno di scrivere libri, vendere corsi o girare per le fiere del tarding a fare esibizioni in tempo reale. non hanno bisogno della fama e della notorietà, che sono nemiche di ciò che questa professione richiede: l'equilibrio psicologico e la concentrazione.

a prescindere dalla fine che ha fatto paul rotter, il suo esempio deve di nuovo farci riflettere su tutti quei casi di persone che vivono alimentando il mito del trader che tanto bene è riassunto nel filmato sopra, pensando che accanto a loro ci sono quei pochi che nel più completo anonimato svolgono con successo questa difficile professione.
(continua)